Rebirth Island

Vozrozhdeniye (dal russo Остров Возрождения, nota anche come isola della rinascita) fu utilizzata come base segreta fin dal 1936. In quell'anno entrò a disposizione dell'Istituto Medico Scientifico dell'Armata Rossa per alcuni test all'aria aperta con armi batteriologiche. Il sito innanzitutto era isolato dall'entroterra e facilmente controllabile: inoltre la vegetazione sparsa, il terreno sabbioso e le alte temperature estive (anche di 60°c) riducevano al minimo i rischi di "fuga" e sopravvivenza dei microrganismi letali. Insomma era il luogo ideale per ogni sorta di esperimento...
Verso la fine del 1937 l'isola fu però evaquata a causa di alcuni problemi di sicurezza interna (e alcuni scienziati furono sollevati dall'incarico, forse perchè sospettati di tradimento): le operazioni ripresero solo nel 1952. Nei 2 anni successivi fu costruita una nuova base, nome in codice "Aralsk7", che accolse diverse centinaia di persone tra militari e scienziati. I principali scopi dell'equipe di studiosi erano lo sviluppo di tecnologie per la difesa da armi batteriologiche e la decontaminazione delle truppe. Diversi tipi di equipaggiamento, hardware e tute di protezione venivano inoltre collaudati a fondo prima di essere prodotti in massa e distribuiti nei reparti militari. Durante le operazione russe in Afghanistan la base fu utilizzata per la produzione di attrezzature dedicate esclusivamente alle missioni in medio-oriente.

Il complesso fu diviso in 2 aree: una a nord dell'isola con gli alloggi degli ufficiali e dei soldati (che a volte si portavano dietro anche la famiglia): vi era poi un pronto soccorso, un magazzino, una centrale elettrica, una scuola elementare e una piccola pista di atterraggio. Una a sud, utilizzata per i test in campo aperto sui metodi di propagazione aerea delle armi batteriologiche (BW in gergo, Biologiacal Weapon), di rilevamento e diffusione a seconda dell'agente utilizzato: stiamo parlando dei batteri dell'antrace, del vaiolo, del tifo,della polmonite, solo per citarne qualcuno. Non si dimentichi inoltre che gli stessi ricercatori modificavano ceppi batterici già esistenti in modo da rendere le BW ancora più letali e resistenti agli antibiotici/medicinali: la loro efficacia veniva poi messa alla prova su alcune cavie animali (criceti, topi, cavalli, pecore, cani...).
I venti che soffiavano frequentemente da sud non consentivano però una totale protezione dei residenti dell'isola: anche se un apposita commissione era incaricata di salvaguardare e monitorare le condizioni dell'area nord ci furono diversi casi di epidemia, gli animali stessi morivano (i pesci intorno all'isola affioravano periodicamente in superficie privi di vita) e anche le persone che trascorrevano un periodo limitato nell'installazione erano spesso colpite a da gravi infezioni batteriche.

Con la dissoluzione dell'URSS nel 1990 i problemi relativi all'isola della morte passarono in secondo piano e solo qualche anno dopo, grazie alla fuga del dottor Ken Alibek in America, l'intero mondo venne a sapere dell'esistenza di questa "bomba batteriologica". Nel 1999 il Corriere della Sera pubblicò un articolo (una parte è nell'immagine qui a sinistra) dedicato all'isola della rinascita ove emersero alcuni particolari inquietanti: alcuni bunker contenevano ancora i virus "dell'apocalisse" e diversi contenitori (alcuni in pessime condizioni) con spore di antrace stavano lentamente riemergendo dalle sabbie di Vozrozhdeniye. Il rischio di contaminazione è tutt'ora concreto, anche perchè l'isola si ormai ricongiunta alla terraferma e gli agenti patogeni sono facilmente trasmissibili dagli animali all'uomo. Sebbene una squadra di smantellamento e bonifica sia stata inviata nel sito e abbia affermato di aver "ripulito" l'area***, sono poche le persone che credono realmente nella fine di questo incubo.




*** Dopo l'11 settembre gli USA si preoccuparano di ispezionare la base per capire se vi fossero ancora degli agenti batteriologici potenzialmente riutilizzabili dai terroristi. I dettagli dell'operato americano sull'isola non sono stati resi noti.


Secondo gli esperti occorrono circa 40 anni di lavoro per rendere sicura la zona.










4 commenti:

gruppo7 ha detto...

Ciao! Posso dirti che non ero a conoscenza fino a questo momento dell'esistenza di questo luogo e quindi ringraziarti per queste poche ma importanti informazioni. Ho letto anche uno degli articoli in italiano accessibili dal blog. La comunità internazionale non interviene a proposito? Ha tentato un intervento? Ha incontrato resistenze da parte di qualche potere forte?

Claudio

Gruppo GCSpagnola ( Eugenio, Marco, Rita ) ha detto...

Sto facendo un lavoro sugli esperimenti scientifici degli anni 30, avevo già individuato luoghi come le isole Bikini e il deserto americano, ma non conoscevo gli esperimenti condotti in quest'isola. Non c'è nulla di tutto ciò negli archivi della CIA?

gruppo7 ha detto...

Ciao! Anch'io come Claudio non ero a conoscenza di questo sito. Ho letto i due articoli di Nicola Romeo e Salvo Falcone, testimoni di questo scempio. Inesistenti i riferimenti all'intervento della comunità internazionale a tal riguardo, solo le organizzazioni non governative svolgono un'opera di osservazione e rilevamento di dati.
Valentina

Frédéric Moreau ha detto...

Purtroppo situazioni di questo genere rischiano di ripresentarsi ancora e non solo nel territorio dell'ex Urss. Pensiamo alla Cina, all'Iran ed altri paesi che hanno sviluppato o hanno intenzione di sviluppare armi di questo genere.

Gruppo De Andrè